L’Ordo Militiae Mariae Gloriosae è stato chiamato negli anni in molti modi: Frati Gaudenti, Cavalieri Gaudenti, Frati della Beata Gloriosa Vergine Maria, Cavalieri della Milizia della Beata Vergine Maria Gloriosa e Cavalieri di Santa Maria.
Il nome di Gaudenti sembra derivasse dai “Sette Gaudi di Maria” che erano alla base del rosario francescano, detti anche “Misteri Gaudiosi”. Essi erano:

          1- l’Annunciazione;
          2- la Visita alla cugina Elisabetta;
          3- la Nascita di Gesù;
          4- l’Adorazione dei Magi;
          5- il Ritrovamento di Gesù nel tempio;
          6- l’Apparizione di Gesù resuscitato;
          7- l’Assunzione di Maria in Cielo.

I Gaudenti costituirono un ordine monastico-militare, fondato nel 1233 e approvato da Papa Urbano IV nel 1261. Fu sciolto da Papa Sisto V nel 1588, dopo più di tre secoli di misteriosa esistenza. L’ordine fu fondato da sei Cavalieri, tra cui il domenicano Bartolomeo di Braganze, Loderingo degli Andalò e Catalano dei Malavolti.
La sua missione era quella di pacificare le città italiane, all’epoca dilaniate dagli scontri tra guelfi e ghibellini, e di garantire la pace cittadina anche con la forza delle armi. I Cavalieri dovevano poi assicurare la protezione agli orfani e alle vedove e contrastare le eresie.
L’ordine fu approvato da Urbano IV il 23 dicembre 1261 con la bolla Sol ille verus. Il pontefice affidò al francescano Rufino Gorgone il compito di redigere la loro Regola. I frati dovevano vivere normalmente in convento sottoposti alla regola agostiniana ma era prevista la possibilità che essi venissero esentati dall’obbligo della vita comune e del celibato. Se sposati dovevano comunque fare voto di castità. Non potevano, di norma, assumere cariche pubbliche. In realtà la regola non fu mai applicata, perché prevedeva comunque eccezioni ma soprattutto perché l’ordine era costituito da aristocratici molto addentro alla vita civile. I due maggiori esponenti Loderingo degli Andalò e Catalano dei Malavolti assunsero infatti la carica di Podestà in numerose città italiane e furono per ben due volte Rettori a Bologna (nel 1265 e n el 1267).
A chiamare a Firenze i due frati Gaudenti fu Guido Novello, capo ghibellino di Firenze che, nonostante potesse disporre di ben 1500 cavalieri in città, si trovava a dover affrontare una rivolta popolare. Il malcontento di popolani e borghesi era dovuto ai forti tributi imposti dai ghibellini per mantenere i mercenari. Chiamando i due bolognesi, Loderingo di estrazione ghibellina, Catalano di estrazione guelfa, Guido sperava di creare una situazione di equilibrio tra le due fazioni che fosse gestibile. Loderingo e Catalano riformarono il governo della città costituendo un consiglio di 36 anziani, scelti tra guelfi e ghihellini. Il consiglio ristabilì l’antica divisione tra corporazioni d’arti e mestieri, riforma che andava a tutto vantaggio della borghesia e contro la nobiltà ghibellina. Guido Novello cercò di sciogliere il consiglio ma i popolani impugnarono le armi e, nei pressi del ponte di Santa Trinità, respinsero la cavalleria ghibellina. Novello uscì di città. si rifugiò a Prato e non riuscì più ad rientrarvi. A qual punto, a vittoria ottenuta, i popolani rimandarono a Bologna Loderingo e Catalano e chiamarono un nuovo podestà da Orvieto. Da lì a poco Carlo D’Angiò entro a Firenze, nel tripudio del popolo che gli offrì la Signoria per dieci anni. Il Comune fiorentino ritornò guelfo e i ghibellini fiorentini, tra cui Dante, finirono esuli e perseguitati in tutta Italia.
Dante collocò entrambi i Cavalieri nella bolgia degli ipocriti all’Inferno (Canto XXIII), costretti a vagare per l’eternità sotto il peso di pesantissime cappe di piombo ricoperte da oro zecchino. Dante collocò all’Inferno anche un altro Frate Gaudente, frate Alberigo dei Manfredi (Inf. XXXIII, 118-150), tra i traditori degli ospiti.

Il simbolo dei Cavalieri Gaudenti era una croce templare con due stelle a 6 punte..

Stemma dei Cavalieri Gaudenti