dal 1735 a Ferentino il tempo s’è fermato

Una delle attività che hanno reso ricca e famosa Ferentino nel passato è proprio quella dei “furnaciari” o “canalari” grazie alla ricchezza di argilla, su tutto il territorio. Le fornaci erano a ridosso del paese e le ultime due andate perse erano in via G. Marconi subito dopo Collepero andando verso il Cimitero.
Per fortuna, grazie alla famiglia Giorgi, una è rimasta ed è tutt’ ora in funzione sulla collina di fronte a Ferentino nella zona tra Ponte Grande e Chivi.
L’ attività produttiva si svolge da aprile ad ottobre e i restanti mesi sono dedicati alle manutenzioni.
La fornace segue ancora i ritmi scanditi dalla presenza o meno del sole essendo indispensabile per asciugare i manufatti che vengono preparati e posti su un grande spazio “l’ ara. Il fatto di lavorare come un tempo richiede l’ opera di molte persone.
Si inizia con l’ estrarre la creta mentre viene liberata “l’ ara” pulendola con dei rastrelli rudimentali “gli rtravi”.
L’ argilla estratta viene esposta al sole ad asciugare, per almeno un giorno, e raffinata battendola bene con “gli passuni, attrezzi di legno che venivano usati anche per battere il granturco.
Una volta raffinata, l’ argilla è pronta per essere sciolta in acqua in apposite fosse costruite intorno all’ ara, si lascia decantare “su fa appusà. Dopo tre o quattro ore si “spossa” con la pala e si rimette a scolare per un tempo che varia dalle dieci alle 20 ore.
Viene impastata dai “banchisti” che compiono le stesse operazioni di una massaia che prepara la pasta. Una volta che l’ impasto è omogeneo e raffinato si può iniziare a produrre i vari tipi di manufatti tegole, canali , mattoni e quanto producibile con questo materiale. Il prodotto si lascia ad asciugare per quattro o cinque giorni a seconda delle dimensioni e si cominciano a preparare le fornaci per la cottura.
Queste sono composte da due camere sovrapposte in quella superiore vengono stoccati i manufatti da cuocere, ricoperti anche con uno strato di terriccio per non far disperdere il calore; in quella inferiore si accende il fuoco alimentandolo continuamente per ottanta ore. Le prime ventiquattro ore si scalda con fuoco lento usando grossi tronchi di legno, le successive dieci ore si aumenta il calore utilizzando legna piccola e infine per circa due giorni il fuoco viene alimentato con fascine.
Terminato il fuoco la fornace si chiude ostruendo la bocca d’ alimentazione con malta e mattoni per otto giorni, trascorsi i quali il prodotto viene sfornato ed è pronto per l’ uso.

Sito ufficiale Antiche Fornaci Giorgi

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