oratorio dei ss. filippo e giacomo L’Oratorio dei Ss. Filippo e Giacomo, conosciuto anche come “cripta di San Valentino” ,di proprietà della parrocchia di S. Valentino, fu edificato sull’antico sacello-oratorio, innalzato nel sec. VIII dal Vescovo Agnello.
Il portale d’ingresso dell’oratorio è sormontato dall’elegante abside pensile ad arco ellittico (caratteristico e raro esempio di architettura romanica). Sporge sul portale a tre archi concentrici, con antemi di foglie di acanto e protomi di testine umane ed animali. L’oratorio dei Ss. Filippo e Giacomo, internamente si presenta a pianta quadrata (9,45 x 9,45 m ), modulo benedettino, al centro del locale vi sono due colonne che sorreggono la volta a crociera, ai quattro lati nel secolo XIX furono inseriti quattro pilastri per sostenere la cupola della Chiesa Superiore ( Rossana Ferretti), inoltre furono rinforzate le vele della volta a crociera, e furono allargati gli sguinci delle monofore per facilitare l’entrata della luce. In fondo vi è l’abside con affreschi del XIII secolo, che rappresentano i Ss. Filippo e Giacomo , al centro dell’abside si ammirava la figura della Madonna con in grembo Gesù Bambino, a destra l’affresco che rappresenta S. Martino, nell’ atto di tagliare il mantello con la spada per donarlo al povero, in alto la Trinità, il Padre che sostiene il Figlio, e la colomba, lo Spirito Santo in alto. Questo affresco della Trinità viene assimilato a quello del Masaccio, posto nella basilica di Santa Maria Novella (Firenze).
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L’oratorio fu sconsacrato nel 1800, e quindi in seguito non ebbe più funzione religiosa. Negli anni 50 fu adoperato come oratorio per giovani parrocchiani, nel ’70 fu sede dell’Archeoclub, poi in seguito fu gestito dalla Pro Loco, per l’ allestimento di mostre di pittura e artigianato. Nel 1996 l’oratorio fu affittato alla famiglia Filonardi Tibaldeschi, per usarlo come esposizione di Antiquariato, la quale si impegnò a restaurarlo e rivalorizzarlo.

Il restauro iniziò nel 1997, durante il quale fu rinvenuto il pavimento originale, coperto negli anni cinquanta da un mattonato di marmittoni in cemento. Questa pavimentazione antica è databile al XIII sec. e denominata “battuto di calce” o “cocciopesto“, mentre in alcune parti vi è un tappeto di cotto. Questo mattonato in battuto di calce o cocciopesto, è conosciuto anche come “opus barbaricum“, si adoperava nelle Chiese rurali.
Con il ritrovamento e restauro di questo mattonato l’Oratorio dei Ss. Filippo e Giacomo é tornato nel suo antico splendore. Altri interventi di restauro hanno interessato gli intonaci, e gli affreschi rimasti, completando il tutto con la pittura a calce.

Pietro Filonardi Tibaldeschi