San Francesco - Rosone
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La chiesa romanica di San Francesco, di origini benedettine e, originariamente, dedicata a San Sebastiano, dovette appartenere a questi monaci fino al 1256, quando, cacciati da Ferentino, essi la cedettero ai Frati Minori Francescani. Non si hanno, però, documenti in merito, ma è certo che, quando venne in possesso dei Frati Minori, detta chiesa non si trovava in buono stato. Si dovette, quindi, procedere alla sua ricostruzione, ciò che i Francescani fecero, non senza interruzioni, nella seconda metà del secolo XIII.
Mirabile ricamo in pietra è il rosone a dodici raggi con colonnine lisce e tortili, simile a quello dell’Abbazia di Santa Maria Maggiore.

L’interno è ad una sola navata coperta parte a volta e parte a capriate. La torre campanaria, come sostiene il Serafini1 è anteriore alla chiesa. C’è da ritenere, quindi, che i Francescani abbiano ricostruito solo la chiesa andata in rovina, non il campanile.
Grandemente si avverte nella chiesa l’influsso cistercense. La chiesa francescana appare, infatti, all’esterno, scandita e decorata dagli stessi elementi architettonici che è dato rinvenire a Santa Maria Maggiore: la serie di beccatelli sgusciati sotto il cornicione di puro stile cistercense; il rosone, talmente coincidente con quello di Santa Maria Maggiore al punto che l’anonimo maestro volle inserire in entrambi lo stesso particolare di un capitello scolpito a quattro rozze teste. Dunque, appare più chiaro il carattere di grande cantiere che assume la città di Ferentino nella seconda metà del Duecento sia per il rinvenimento di morfemi cistercensi in chiese francescane – come la suddetta – sia per la struttura spaziale dell’architettura mendicante inserita in contesti di per sè cistercensi.

1 Serafini, Torri campanarie di Roma e del Lazio nel Medioevo, Roma 1927